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COP26: cos’è e gli obiettivi

La COP26 è stata la 26° edizione della Conferenza delle Parti dell’UNFCCC, acronimo di United Nations Framework Convention on Climate Change, cioè la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Questa Convenzione, nota anche come Accordi di Rio e informalmente conosciuta come Summit della Terra, nacque a Rio de Janeiro nel 1992 con l’obiettivo e l’impegno da parte di 197 paesi firmatari di ridurre le emissioni dei gas serra.

Inizialmente la COP26 era prevista dal 9 al 20 novembre 2020 ma, a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, è stata rinviata dal 31 ottobre al 12 novembre 2021. In particolare i paesi ospitanti dell’evento, Italia e Regno Unito, sono stati colpiti pesantemente dalla pandemia per cui il SEC Centre di Glasgow, la sede della conferenza, era stato convertito in un ospedale COVID-19 nell’aprile del 2020.

Perché proprio Glasgow come sede di questo importante evento? Non è stata una scelta casuale poiché Glasgow e la Scozia meridionale sono la zona a minore emissione di carbonio del Regno Unito, uno dei paesi ospitanti che ha presieduto l’evento in partnership con l’Italia. Infatti il 71% dell’elettricità di questa zona è fornita dall’energia nucleare, il 16 % dall’energia eolica e il 2% dall’energia solare.

Alla conferenza hanno partecipato circa 25.000 delegati in rappresentanza dei 197 paesi che costituiscono l’UNFCCC, questa grande convenzione mondiale stipulata per ridurre le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera con l’obiettivo di “prevenire interferenze antropogeniche pericolose con il sistema climatico terrestre”.

Ma quali sono stati gli obiettivi fissati in occasione della COP26?

I 4 obiettivi fondamentali della COP26

Decarbonizzazione e zero emissioni

Il primo obiettivo è incentrato sulla mitigazione, ovvero perseguire principalmente le indicazioni previste dall’Accordo di Parigi, una stipulazione firmata nel 2015 dai paesi membri dell’UNFCC riguardo alla riduzione dell’emissione dei gas serra a partire dal 2020. Infatti, secondo questo primo obiettivo, è necessario dimezzare le emissioni entro il 2030 e azzerare le emissioni nette di carbonio entro il 2050.

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Seguendo queste direttive, la COP26 punta a limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 °C. Per questo motivo i Paesi che hanno sottoscritto il precedente Accordo di Parigi dovranno impegnarsi ad accelerare il processo di transizione dal carbone a forme di energia pulite e rinnovabili. Inoltre questa mitigazione ha l’obiettivo di proteggere e ripristinare la natura a beneficio del clima e delle persone, promuovendo ad esempio l’utilizzo di veicoli elettrici a zero emissioni e l’impiego di sistemi di generazione di energia che sono in grado di azzerare le emissioni di gas nocivi nelle abitazioni, come ad esempio i pannelli fotovoltaici e le pompe di calore per il riscaldamento degli edifici residenziali ed aziendali. 

Adattamento

In seguito al primo obiettivo, la COP26 mette in luce il fatto che il clima sta cambiando e continuerà a farlo provocando effetti devastanti. Tutto ciò purtroppo accadrà anche riducendo le emissioni e perciò, con il secondo obiettivo, la COP26 punta di lavorare in stretta collaborazione per far sì che i Paesi colpiti dai cambiamenti climatici riescano ad adattarsi a questo continuo mutamento.

Il secondo importante obiettivo della conferenza si basa principalmente sulla protezione e il ripristino degli ecosistemi naturali e sulla costruzione di difese, infrastrutture ed agricolture più resilienti agli inevitabili cambiamenti climatici. Lo scopo di questo obiettivo è fondamentalmente contrastare la perdita delle abitazioni, dei mezzi di sussistenza e persino delle vite umane che costantemente sono messe in pericolo dalla crisi climatica.

Finanza

La COP26 precisa che per raggiungere questi primi due obiettivi, i Paesi più sviluppati e industrializzati devono impegnarsi e mantenere la loro promessa di stanziare almeno 100 miliardi di dollari in finanziamenti per il clima ogni anno. Il terzo obiettivo mette al centro il sistema e le istituzioni finanziarie internazionali, che devono fare la loro parte per contrastare la crisi climatica che stiamo vivendo. Lo scopo, secondo questo obiettivo, è fare in modo che ogni decisione finanziaria nel mondo contenga anche una motivazione ambientale.

A questo proposito è necessario citare l’iniziativa GFan (che sta per Glasgow Financial Alliance for Net-Zero), un’alleanza che raccoglie 400 soggetti tra banche, assicuratori, fondi e fornitori di servizi in una rete che serva a rafforzare l’intervento climatico nel settore. Il GFan si impegna così a creare un collegamento tra gli investitori privati e il settore pubblico per quanto riguarda i finanziamenti necessari alla transizione ecologica e a tutti quegli interventi necessari per contrastare il riscaldamento globale.

Collaborazione

Il motto “l’unione fa la forza” può riassumere al meglio il quarto ed ultimo obiettivo della COP26. L’impegno dei Paesi partecipanti alla conferenza deve essere unito esclusivamente alla collaborazione di essi per poter affrontare al meglio tutte le sfide della crisi climatica.

Per questo motivo la COP26 si pone come obiettivo quello di finalizzare in modo dettagliato il “Libro delle Regole” di Parigi, ovvero tutte le regole necessarie per rendere operativo al 100% il precedente Accordo di Parigi. L’obiettivo della collaborazione è volto principalmente a rafforzare ed accelerare tutte le attività sviluppate da governi, imprese e singoli cittadini per affrontare la crisi climatica.

Ormai la COP26 è terminata da quasi un mese a questa parte. Quali sono le conclusioni a cui si è giunti attraverso questo importante evento?

Il dopo COP26 – Il patto per il clima di Glasgow

Al termine di questo appuntamento, la novità più rilevante è sicuramente che i paesi intervenuti si siano impegnati a mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 °C dai livelli pre-industriali. Infatti, con la COP26 di Glasgow, 1,5°C diventa l’obiettivo principale, a differenza del precedente Accordo di Parigi che poneva come obiettivo principale i 2°C e 1,5°C solo come obiettivo ottimale.

Il Patto per il clima di Glasgow, ovvero il documento finale redatto dopo l’evento, fissa anche un altro importante traguardo: l’obiettivo minimo di decarbonizzazione per tutti gli stati firmatari. Questo si traduce concretamente in un impegno nel ridurre del 45% le emissioni di CO2 al 2030 e soprattutto azzerare le emissioni intorno al 2050. Il documento inoltre invita i paesi firmatari a tagliare drasticamente le emissioni di altri gas serra come metano e protossido di azoto e a presentare entro la fine del prossimo anno nuovi obiettivi di decarbonizzazione.

Questo nuovo patto per il clima spinge dunque gli Stati partecipanti ad accelerare sull’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e sulla riduzione delle centrali a carbone, oltre che dei sussidi ai combustibili fossili. Questo aspetto non è da sottovalutare poiché le precedenti COP non avevano mai menzionato il carbone, il petrolio e nemmeno i combustibili fossili in generale come principali responsabili del cambiamento climatico. Questo dunque rende il patto per il clima di Glasgow il primo accordo nella storia a pianificare in modo concreto ed esplicito la riduzione del carbone.

Ci si attende quindi una spinta decisiva sulle energie rinnovabili nei prossimi anni, che riguarderanno tanto la mobilità, sui cui si sono già ottenuti ottimi risultati, quanto sull’edilizia, che sembra invece essere rimasta qualche passo indietro. L’integrazione di soluzioni a zero emissioni per quanto riguarda il riscaldamento domestico è diventata una priorità in quanto il patrimonio edilizio italiano è ad oggi il primo responsabile dell’emissione di polveri sottili, sopra l’industria e la mobilità. È su questo punto che la collaborazione tra istituzioni e privati deve essere rinsaldata con programmi pluriennali strutturati che permettano a tutti i cittadini di accogliere le nuove tecnologie che permettono una creazione di energia efficace e sostenibile.

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Ora che la COP26 è terminata, nonostante alcune critiche ed insoddisfazioni, il punto sulla crisi ambientale si è fatto più chiaro e nitido. Il nuovo patto di Glasgow raggiunto il 13 novembre 2021 testimonia nuovi importanti impegni a livello mondiale per contrastare gli effetti del cambiamento climatico: uno su tutti è sicuramente limitare l’utilizzo del carbone come fonte di energia. 

La speranza è che i 197 paesi firmatari di questo nuovo accordo sul clima riescano ad attuare le promesse sostenute, in attesa del nuovo appuntamento a Sharm el-Sheikh per il prossimo incontro sul clima (COP27) in programma per il novembre 2022.